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Benessere e Salute

Quando ho l’ansia di cosa mi sto preoccupando?

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Vi siete mai chiesti di cosa avete paura quando si vive un episodio di ansia? Che cosa ci spaventa esattamente? Le persone che soffrono d’ansia affermano di avere preoccupazioni per la maggior parte della loro giornata o addirittura della loro vita. Ma su cosa ruotano queste preoccupazioni?

L’ansia può essere descritta come una sensazione di disagio prolungato o come una minaccia; ma cosa viene minacciato? Esso è qualcosa di sfumato, indefinito.

Spesso, chi soffre d’ansia non riesce a capire a cosa sia dovuto lo stato ansioso. Si può dire che è minaccioso ciò che appare imprevedibile e l’ansia è quel segnale che indica che stiamo per fronteggiare degli eventi che non conosciamo, di cui non abbiamo familiarità e per questo ci appaiono come spaventosi, imprevedibili e incontrollabili.



Nell’ansia i pericoli sono ipotetici e per l’ansioso non c’è limite al peggio e di conseguenza si può instaurare un lento e continuo rimuginio relativamente a tutte le cose brutte, sgradevoli e pericolose che possono capitare da oggi fino alla fine della propria esistenza. Questo moto interiore è ulteriore motivo di grande ansia.

Il rimuginio è un fenomeno mentale di tipo ripetitivo e pervasivo attuato con lo scopo di prevedere e prevenire eventi negativi o incontrollabili o costruire mentalmente ipotetiche soluzioni ad un problema. L’ansioso pensa e ripensa e lo fa così intensamente che alla fine si trova dentro un vortice di pensieri da cui non riesce più ad uscire e si convince che “più ci penso più sarò bravo a trovare soluzioni”, oppure “Ma quale problema si sta cercando di risolvere?“.

Neanche l’ansioso lo sa, perché il rimuginio è un pensiero ripetitivo di tipo astratto su eventi negativi che potrebbero accedere in un futuro che non ha né spazio né tempo. Se mi preoccupo posso evitare che accadano cose terribili o posso prepararmi diverse soluzioni per andare incontro a un problema. Si può sperimentare come minaccioso un evento se pensiamo di non avere nessun controllo su di esso.

Ad esempio se devo prendere l’aereo e ho paura, pensare che esso si schianterà mentre sarò in volo, non sarà sicuramente di alcun aiuto rispetto alla mia ansia.

Poiché per l’ansioso la realtà è tendenzialmente minacciosa, ciò che farà sarà prestare attenzione a tutti i possibili indizi di minaccia presentì nell’ambiente e si concentrerà solo ed esclusivamente su questi, tralasciando possibili segnali rassicuranti. Concertarsi solo sulle turbolenze durante il volo farà aumentare l’ansia e ci farà sovrastimare l’evento minaccioso, la possibilità che esso accada e anche la gravità della minaccia percepita.

Di conseguenza, la semplice turbolenza verrà interpretata come il segnale che l’aereo starà per schiantarsi al suolo e quindi, come comportamento di protezione, l’ansioso probabilmente eviterà di prendere aerei.

Questa strategia di evitamento, nel breve termine, ha successo nella riduzione dell’ansia ed è per questo motivo che tende a rinforzarsi. Così, l’ansioso, applicherà questa strategia qualsiasi situazione che percepirà come ansiogena.

Purtroppo questo comportamento di protezione, in realtà, danneggia la persona ansiosa la quale avrà sempre la convinzione che tutto ciò di cui ha ansia sia imprevedibile e quindi l’ambiente sia sempre minaccioso e pericoloso e che lui non sia in grado di gestire l’ansia.

È possibile uscire dal circolo vizioso dell’ansia? Sì, ma solo grazie all’aiuto di terapeuti esperti e formati nel settore. La psicoterapia cognitivo- comportamentale è uno dei trattamenti d’elezione dei disturbi d’ansia e ha un’efficacia a livello scientifico secondo una prospettiva Evidence-based Medicine.

 

Il contributo per La Voce di Bolzano è della dott.ssa Maria Cristina Manuello, laureata in Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica. Si occupa di psicologia clinica attraverso un approccio di tipo cognitivo-comportamentale e, in ambito scolastico, si occupa della comprensione e gestione di bambini con bisogni educativi speciali (BES, DSA, ADHD, DOP).

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