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Benessere e Salute

Revenge porn: che cos’è e quali danni può causare a livello psicologico?

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Il termine Revenge Porn, italianizzato in “pornovendetta”, indica la diffusione più o meno ampia di immagini o video intimi tramite internet e social network, senza il consenso dei soggetti coinvolti. In particolare si conoscono casi in cui le immagini sono state immortalate e/o ottenute da un partner intimo con il consenso della vittima e successivamente diffuse senza consenso.

In altri casi le immagini possono essere state prodotte senza che la vittima ne fosse a conoscenza, o rubate dai suoi dispositivi elettronici da hacker o altri soggetti che abbiano poi inteso lucrare diffondendole. Attualmente, solo in pochi paesi del mondo come Italia, Canada, Australia, Filippine, Giappone, Israele, Germania, Malta, UK e alcuni stati americani esiste una legislazione espressamente volta a punire tale comportamento. 

Nel nostro paese la legge contro il revenge porn è entrata in vigore il 9 agosto 2019, con il nome di “Codice Rosso” e prevede che chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.



La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro danno. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Molto spesso la pubblicazione avviene infatti con deliberato scopo dannoso, prendendo le mosse dal desiderio di umiliare la vittima, con intenti quindi di vendetta frequentemente sostenuta da motivazioni sentimentali. Per questo motivo, le immagini sono di norma accompagnate da informazioni atte ad identificare il soggetto ritratto, tipicamente nome, cognome, indirizzo, potendo anche includere collegamenti a profili social o informazioni circa il luogo di lavoro.

Essere vittima di revenge porn rende sicuramente consigliabile l’immediata denuncia dei fatti alle forze dell’ordine e la nomina di un legale di fiducia a ulteriore tutela della propria posizione. Dal punto di vista dell’impatto che tale diffamante reato può avere sulla salute psichica, emotiva e relazionale della vittima è invece raccomandabile, soprattutto nei casi più gravi, estesi o ripetuti, l’attivazione di un monitoraggio delle proprie condizioni di benessere psichico per tramite di uno psicologo clinico che posso, con il suo intervento, lenire le emergenti sofferenze e ottimizzare le risorse della vittima in funzione di un più rapido recupero.

Essere vittime di revenge porn può infatti avere gravi conseguenze a livello neuropsichico. Diverse vittime mostrano sintomi tipici del disturbo da stress post traumatico con ansia ricorrente, spesso scatenata dalla visione di alcuni elementi che possono riportare alla memoria quanto accaduto, ossessione nel controllare eventuali ulteriori pubblicazioni, depressività e perdita di fiducia negli altri con emersione di aspetti paranoidi, vergogna profonda, ritiro sociale e, in casi estremi, emersione di ideazione suicidaria.

Diverse ricerche evidenziano come il danno che il revenge porn esercita sulla psiche della vittima sia dovuto principalmente alla sensazione di perdita di controllo sulla propria dimensione privata, sulla propria reputazione e sulla propria identità. Fattore importante nella graduazione del danno psichico da revenge porn è infatti la reazione alla situazione che hanno coloro che non si trovano coinvolti direttamente come vittime o colpevoli, ma che possono venire a conoscenza del caso.

La presenza di un atteggiamento di solidarietà alla vittima e di ferma condanna del diffamatore può fungere da fattore di protezione da risvolti psicopatologici maggiori. Al contrario un diffuso atteggiamento di scherno, emarginazione, stigmatizzzione e colpevolizzazione della persona diffamata potrà condurre a risvolti maggiori, a volte persino letali.

Risulta quindi evidente come in tali frangenti sia opportuno agire anche per vedere risarcito un eventuale danno alla propria salute ed integrità psichica. Come il più noto danno biologico, il danno psichico ed il danno da pregiudizio esistenziale devono essere quantificati e risarciti, quali danni non patrimoniali, ex art. 2059 c.c.

Tali operazioni, soggette al rispetto di definite procedure e linee guida, vedono nello psicologo forense lo specialista idoneo per la valutazione e la quantificazione del danno psichico e del pregiudizio esistenziale causati da ricatti e diffamazioni basate su diffusione di foto e video intimi. Egli ha infatti fra le sue competenze la possibilità di effettuare diagnosi con strumenti di indagine quali il colloquio clinico e i test psicodiagnostici appropriati, quantificando il danno patito dalla vittima che potrà così agire contro il suo diffamatore e ristorare al meglio quanto ingiustamente causatole.

 

Il contributo per La Voce di Bolzano è del Dr Michele Piccolin, psicologo forense, Referente regionale AIPG Associazione italiana psicologia giuridica, Consigliere Ordine Psicologi Bolzano.

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