Alto Adige
Smart working nella pubblica amministrazione: lo studio di Arge-Alp
È passato più di un anno da quando è stata dichiarata la cessazione dell’emergenza pandemica. Dai periodi dei lockdown, l’amministrazione provinciale dell’Alto Adige e i suoi dipendenti hanno mantenuto lo smart working, la forma di lavoro agile che era già stata inserita nel contratto collettivo intercompartimentale nel 2020. Sulla base di accordi individuali con il datore di lavoro pubblico, attualmente più di 3.000 dipendenti provinciali svolgono parte del loro orario d’ufficio in home office.
Le esperienze altoatesine di smart working effettuate nei periodi della pandemia, comprese due indagini sui dipendenti, rientrano ora in uno studio di 60 pagine pubblicato dalla Comunità di Lavoro Regioni Alpine (Arge Alp) assieme alla Provincia di Bolzano sotto l’egida dell’Ufficio Organizzazione della Provincia.
Lo studio raccoglie le esperienze e le rilevazioni di nove dei dieci territori membri di Arge Alp. “Per noi era importante analizzare e confrontare le procedure delle regioni alpine, che sono piuttosto eterogenee viste le differenti situazioni legislative“, spiega Matthias Cologna, che per la Provincia di Bolzano ha supervisionato il progetto assieme ad Alex Castellano.
Lo smart working o l’home office sono stati introdotti in tutte le regioni, ma le formule e i requisiti variavano da territorio a territorio. “In Alto Adige si è adottato un lavoro agile in senso lato mentre in Tirolo, ad esempio, le linee guida per gli orari e il luogo di lavoro sono state molto più restrittive”, osserva Cologna.
Lo studio ha evidenziato diversi aspetti per ciascuna delle nove regioni. Tuttavia l’analisi mostra che, con l’introduzione dello smart working, la soddisfazione dei dipendenti è aumentata in tutti quanti i territori. Anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata è migliorato, secondo l’indagine. In Trentino l’efficienza e la produttività sono state rilevate durante il periodo del Covid in relazione allo smart working, con un aumento registrato, tra gli altri, nei settori dell’informatica e della sanità.
Secondo il direttore generale della Provincia di Bolzano, Alexander Steiner, lo studio è la base da cui partire per ottimizzare la propria gestione confrontando i diversi modelli adottati. L’amministrazione provinciale altoatesina, ricorda Steiner, aveva mosso i primi passi verso lo smart working già nell’autunno 2019, dopo che la strada era stata aperta a livello statale, ma l’emergenza pandemica ha reso necessaria in un tempo molto breve l’introduzione del lavoro flessibile per tutta l’amministrazione.
“Il nostro obiettivo era ed è quello di svolgere il nostro ruolo di moderni fornitori di servizi pubblici in modo efficiente e sostenibile e di farlo in sintonia con le esigenze espresse dai dipendenti e in linea con l’evoluzione del mercato del lavoro“, spiega il direttore generale.
La Provincia di Bolzano aveva avviato e coordinato il progetto Arge Alp sullo smart working per poter fare un confronto tra le regioni alpine, scambiare esperienze, paragonare modalità di applicazione nel campo del lavoro agile o dell’home office e promuovere l’implementazione reciproca delle migliori pratiche. Il progetto biennale si è concluso con la pubblicazione dello studio sulle esperienze fatte, sulle sfide e sulle opportunità che questa nuova forma di lavoro comporta per il settore pubblico. L’analisi può essere consultata e scaricata sul sito web di Arge Alp.
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