Politica
Chiusi nella solitudine delle Rsa, Puglisi Ghizzi: “Parenti dei lungodegenti esasperati. Aprire alle visite”
“Cinque mesi, cinque mesi che non possiamo vedere i nostri cari ricoverati alla ‘Lungodegenti Firmian‘, perchè? Un anno fa allo scoppio della pandemia la struttura venne chiusa – giustamente – alle visite che ripresero in estate, comunque contingentate: 15 minuti due volte alla settimana una persona – parente stretto – per volta. Tre mesi di questo protocollo ed a fine settembre chiusura totale nuovamente fino ad oggi ancora chiusi. Nessuna possibile data di riapertura seppur minima, una lontananza straziante dalle persone che amiamo con le quali, viste le loro patologie non possiamo certo interagire attraverso una videochiamata ogni tanto“.
Così Maurizio Puglisi Ghizzi, ex consigliere di CasaPound e portavoce della problematica, commenta le difficili dinamiche che da un anno attraversano i parenti dei lungodegenti ricoverati nelle strutture cittadine. Oggi, a poco più di 12 mesi di distanza, pesa il permanere di una situazione che a fasi alterne impedisce ancora di vedere i propri congiunti, chiusi nel silenzio e nella solitudine delle case di riposo e delle rsa bolzanine.
“Alla seconda chiusura tutti abbiamo pensato di ‘sopportare’ per tenere il virus fuori dalla struttura, un sacrificio per il bene dei nostri cari, ma nonostante ciò dopo due mesi di chiusura è scoppiato un focolaio – ergo non erano le visite il rischio, anche perchè sempre fatte in osservanza dei protocolli sanitari richiesti. Ad oggi la situazione vede praticamente tutti i pazienti che si sono ammalati o sono stati positivi essere guariti – queste le notizie che filtrano dalla struttura durante le telefonate al personale – e rientrati alla loro ‘normalità’ ed a noi ancora vengono precluse le visite“.
“La situazione vaccini – pensiamo che le RSA erano in precedenza su tutti – è in gravissimo ritardo per mancanza di organizzazione dell’ASL che aveva il compito di fornire le fiale alla struttura. Per quanto mi riguarda – e per numerosi altri familiari nelle stesse condizioni – la misura è colma: o in tempi più che rapidi si tornerà a poter far visita ai nostri cari con qualsiasi protocollo vorranno imporre (vaccino, maschere, tute, tamponi, ecc.) o, non è solo una minaccia, ci presenteremo con tampone alla mano e forzeremo l’ingresso alla struttura accollandoci senza problemi le conseguenze ma ricordiamo che nulla di umano ha, il trattamento a cui siamo sottoposti; in altre parole sembra di trovaci di fronte ad un sequestro di persona“, conclude Puglisi Ghizzi.
Sotto, la struttura Lungodegenti Firmian a Bolzano
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