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La Cina punta l’ex Solland, M5S: “No allo smantellamento. L’impianto torni produttivo”

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In fondo siamo da invidiare. Essere Heimat di più gruppi linguistici può sicuramente comportare molte tensioni. Ma vi potrebbe essere anche un rimedio contro il suo scadimento nel provincialismo“.

Parola di Diego Nicolini, che cita una frase di Langer risalente al 1980 e che afferma essere quanto oggi di più calzante in relazione alla vicenda Solland-Sinigo.

Continua Nicolini: “Abbiamo avuto riscontro che una società del gruppo industriale Hector Capital con sede a Singapore, ha presentato un’offerta per rilanciare la Solland. A tempi quasi scaduti, confidando negli 8 giorni successivi per gli eventuali ricorsi, questa offerta mira a mantenere l’impianto in attività per la lavorazione del silicio.



Nei giorni scorsi anche la CGCA (China Group Companies Association), un’associazione imprenditoriale cinese i cui associati generano un fatturato annuo per oltre 2 trilioni di dollari, hanno dato supporto all’iniziativa della Hector Capital attraverso una manifesta di interesse per la qualità dei materiali prodotti dalla Solland, affermando che questo tipo di produzione e la qualità dei manufatti rappresenta un asset strategico per il Governo cinese che ha come obiettivo di differenziare le fonti di approvvigionamento per la produzione dei semiconduttori, tra le componenti fondamentali per l’industria tecnologica“.

Il consigliere pentastellato chiarisce che ad oggi, le aziende capaci di raffinare il silicio in maniera tale da fornire materia prima per i semiconduttori sono soltanto 5/6 al mondo (inclusa la Solland-Silicon) e tra di esse il player maggiormente presente sul mercato cinese è la tedesca Wacker.

È chiaro – sottolinea – come nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, quest’ultima ha tutto l’interesse a differenziare le fonti di fornitura, temendo un eventuale blocco da parte della Wacker, che tra l’altro possiede diversi stabilimenti nel nord-America.

La vicenda Solland quindi travalica i confini nazionali e si inserisce all’interno di complesse strategie di geo-politica internazionale e la totale mancanza di attenzione a questi aspetti, da parte della politica locale, desta qualche preoccupazione. Infatti, l’Ordinanza del Presidente della Provincia (7/2019) parla esclusivamente di svuotamento totale dell’impianto, condannando nei fatti l’impianto ad essere smantellato“.

Per Nicolini dunque, l’effetto dell’azione provinciale sulla questione avrebbe dovuto far desistere ogni compratore “se non si trattasse di un asset strategico nella geografia mondiale, italiana e sudtirolese“.

La Hector Capital ha già fatto pervenire alla curatela fallimentare un deposito di 1.5 MILIONI di dollari con l’impegno vincolante dell’offerta di 5.000.000 $. Qualora questa circostanza andasse in porto, inoltre, per la Provincia, e quindi anche per la collettività, si genererebbero risparmi che potrebbero essere oltre i 10.000.000 di euro.

L’attuale Ordinanza infatti, prevede la copertura totale dei costi di svuotamento dell’impianto da parte della Provincia, senza che ci sia ancora chiarezza peraltro, sul tempo necessario per ultimare tutte le operazioni dello svuotamento stesso. La nuova proposta invece acquisirebbe l’impianto nelle condizioni in cui si trova, esonerando la Provincia da qualsiasi spesa immediatamente per riprendere la produzione e liberando la provincia dall’onere del ricollocamento dei lavoratori“.

E conclude: “Il MoVimento 5 Stelle altotesino ha già presentato un’interrogazione in Consiglio provinciale per comprendere quali spese la Provincia propone assumersi in caso di smantellamento dell’impianto e comprendere se vi sono aperture a la possibilità che l’impianto torni ad essere produttivo.

Quello di Silicon sarebbe un impianto industriale pienamente integrato nelle strategie europee di sviluppo sostenibile, in quanto il silicio purissimo prodotto non sarebbe viene impiegato nei circuiti elettronici ma anche nei pannelli solari ad altissima efficienza, motori della nuova economia verde.

Questo è un esempio classico di come la nostra Autonomia, alla volte, rischi di andare verso il provincialismo senza volgere lo sguardo aldilà del Brennero“.

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