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Politica

Moneta fiscale, Italexit: “Un aiuto importante per cittadini e imprese”

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In virtù dell’approvazione di un emendamento alla legge di bilancio del 2021, da parte della V commissione bilancio della Camera, è in arrivo la compensazione digitale per i crediti e i debiti commerciali risultanti dalla fatturazione elettronica.

Le imprese e i professionisti, attraverso il cd. sistema di interscambio connesso all’emissione delle fatture in questione, avranno la possibilità di beneficiare di una modalità di compensazione multilaterale di crediti e debiti, che produrrà gli stessi effetti civilistici dell’estinzione dell’obbligazione (art. 1252 c.c. – compensazione volontaria).

Tale sistema consentirà, pertanto, di utilizzare una moneta fiscale, senza emissione di nuova moneta circolante o virtuale, di limitare il fenomeno delle perdite su crediti e, al tempo stesso, i ritardi della giustizia che, sovente, provocano l’insorgenza di procedure fallimentari.

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Si tratta, dunque, di una novità particolarmente importante, che si allaccia, per certi versi, al progetto di studio di Sylos Labini, sulla cosiddetta “moneta fiscale”: un titolo di Stato non di debito, una CERTIFICAZIONE DI COMPENSAZIONE FISCALE (CCF) che, assegnata senza contropartita per sostenere redditi bassi e ridurre il cuneo fiscale, darebbe, ad esempio, diritto ad ottenere uno sconto sulle tasse dopo due anni dall’emissione.

Ecco come funzionerebbe il sistema:

–           lo Stato emetterebbe i CCF gratuitamente ad una particolare categoria di soggetti (ad es. ai disoccupati);

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–           i soggetti riceventi avrebbero le seguenti opzioni:

  1. a)         vendita in cambio di denaro contante necessario a sostenere le spese;
  2. b)         utilizzo diretto per il pagamento di beni e servizi;
  3. c)         mantenimento fino alla scadenza per lo sconto di imposte e tasse;

–           il denaro in circolazione alimenterebbe gli scambi economici e, di conseguenza, lo Stato, su ciascuna operazione commerciale, avrebbe la possibilità di prelevare in imposte e tasse ciò che gli è dovuto;

–           alla scadenza dei CCF, ovvero all’atto dell’incasso dello sconto sulle imposte e tasse, lo Stato avrebbe già la liquidità necessaria per scomputare da queste ultime l’importo complessivo dei CCF emessi, pur senza aver speso un centesimo finanziato a deficit;

–           lo Stato, infine, potrebbe impiegare la moneta raccolta per finanziare la spesa pubblica, reimmettendola nell’economia reale.

In buona sostanza – spiega Franco Mosler del coordinamento Alto Adige economia e finanza di “Italexit con Paragone” – attraverso questi buoni fiscali si potrebbero pagare beni e servizi, investimenti, ecc.., evitando di chiedere soldi in prestito sui mercati. Essi migliorerebbero la competitività delle imprese, darebbero ossigeno alle famiglie, determinerebbero una velocità di circolazione più alta rispetto all’euro, poiché tutti tenderebbero a sbarazzarsene rapidamente e, quindi, a spenderli, e, infine, alla scadenza, si potrebbero usare – come detto – per pagare meno tasse al valore nominale dell’emissione.

Il moltiplicatore della spesa addizionale, resa fattibile dall’emissione e diffusione della moneta fiscale, sarebbe sufficientemente alto da assicurare un aumento del reddito e, pertanto, del gettito fiscale, tale da compensare le minori entrate che deriverebbero dall’utilizzo dei suddetti sconti fiscali. Tutto ciò mediante la creazione di infrastrutture di pagamento“.

 

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