Italia ed estero
Recovery Plan, pronta la bozza: via ai doppi passaggi in CdM e Camere
Dopo un doppio passaggio alle Camere e un doppio Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni, il Recovery Plan sarà ufficialmente pronto per l’invio puntuale entro il 30 aprile a Bruxelles.
Nonostante il Portogallo sia stato il primo ad inviare il piano di Resilienza, sperando nella regola dettata da Bruxelles di chi prima arriva prima riceverà i soldi, si tiene conto anche dell’elasticità concessa dal Vice Presidente della Commissione Europea, intervenuto sul tema sostenendo: “ non è la fine del mondo se qualche Paese avrà bisogno di una o due settimane in più”.
Ad oggi le missioni per il piano italiano sembrano piuttosto chiare. Sul tavolo ci sono 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 equivalgono al Next generation Eu ed arriveranno dall’Unione Europea sotto forma di finanziamenti a fondo perduto e di prestiti a tassi bassissimi.
Altri 30 miliardi invece, fanno parte del fondo complementare alimentato con gli ulteriori scostamenti di bilancio approvati dal Parlamento e da altri fondi comunitari spendibili con meno vincoli.
La liquidità che arriverà dall’Europa avrà l’importante compito di far ripartire il motore dell’economia italiana, cercando di riparare i danni sociali ed economici provocati dalla pandemia, attuando riforme di investimento mirate per sanare i gap territoriali e di genere.
Il piano messo a punto dal Comitato dei Ministri dovrebbe portare a 3 punti percentuali in più di Pil entro il 2026, completando le sei missioni programmate.
Tra gli obiettivi già inseriti, la rivoluzione verde a cui va la fetta più grossa pari a 57 miliardi, la digitalizzazione, le infrastrutture con 25,3 miliardi, ricerca ed istruzione, infine inclusione sociale e salute. Alla sanità in particolare andranno 15,6 miliardi, a cui si aggiungeranno anche risorse dal fondo complementare e dal programma europeo React-Eu.
Per ora, il piano proposto non mette tutti d’accordo, tanto che Confindustria e Sindacati avrebbero già trovato delle mancanze. In particolare, Confindustria sostiene che nelle bozze del Recovery manca la proroga al 2023 del superbonus al 110% per le ristrutturazione, mentre secondo i sindacati mancherebbero riforme serie che creino posti di lavoro stabili.
Prima dell’invio a Bruxelles, il piano deve quindi riuscire a passare indenne il doppio passaggio al Consiglio dei Ministri e alla Camera, dove già qualche partito si sente messo da parte.
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