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Scuola, M5S: “Ancora discriminazione per i docenti italiani. In Alto Adige si nega l’evidenza”

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Non affrontare la questione della discriminazione della scuola italiana in Alto Adige significa continuare a negare l’evidenza“.

Lo sottolinea in un comunicato il Consigliere provinciale del MoVimento 5 Stelle Diego Nicolini, il quale porta alla luce ancora una volta la situazione di discriminazione degli insegnati precari italiani in provincia di Bolzano.

Da molti anni sono negate loro le medesime opportunità di stabilizzazione offerte ai colleghi del resto d’Italia e ai colleghi delle scuole tedesca e ladina – afferma Nicolini – . Né assunzione in ruolo dei precari storici, né possibilità di accedere alle procedure abilitanti che la Lub riserva solo a chi ha idonei filtri linguistici“.

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Emblematico è anche il caso degli insegnanti di sostegno la cui carenza è tale da non permettere ai più fragili tra gli studenti di seguire le lezioni adeguatamente.

Ciò nonostante – continua Nicolini – quest’anno la Libera Università di Bolzano ha scelto di non attivare percorsi abilitanti di sostegno, a differenza del resto d’Italia che ne ha attivato per 22000 persone e si appresta, entro poche settimane, ad attivarne qualche altro migliaio. Per la scuola tedesca e ladina, al contrario, sono stati recentemente banditi percorsi a requisiti ridotti.

Il fatto che manchino insegnanti di sostegno abilitati è ancora più inquietante se si pensa che in Provincia di Bolzano i posti in organico non sono stabiliti – come la logica, prima ancora della normativa nazionale, imporrebbe – sulla base del numero degli alunni disabili bensì – in virtù dell’articolo 15/bis che dal 2008 ‘arricchisce’ la legge provinciale 12/2000 nella misura di un insegnante ogni 100 alunni complessivi.

Tale legge – chiaramente incostituzionale in quanto determina per gli alunni ex legge 104 un peggioramento di condizioni rispetto alla normativa nazionale e non tiene conto delle loro effettive necessità – comporta anche un’ulteriore discriminazione per la scuola italiana, ove la percentuale di alunni disabili è pari al 7% (con casi eclatanti come alla scuola media “Ada Negri” al 12,5%), mentre nella scuola tedesca si attesta sull’1,70% e la media nazionale sul 3,6%”.

E ancora: “In provincia di Bolzano gli insegnanti di sostegno precari non specializzati sono obbligati a frequentare un corso biennale dell’Intendenza che richiede molto impegno ma non garantisce nessun diritto di abilitarsi né, tanto meno, di stabilizzarsi. Oltre il danno, la beffa. E così, a breve quando saranno riaperte le graduatorie i nostri insegnanti precari saranno sostituiti da insegnanti che hanno potuto specializzarsi altrove“.

Lo scorso dicembre l’OdG “Studenti BES: potenziamo subito la scuola italiana” presentato dal consigliere Nicolini e sottoscritto dal consigliere Repetto, che chiedeva alla Provincia di impegnarsi a:

1. attivare una ricognizione precisa sui numeri degli studenti BES, in particolare riguardo a quelli rientranti nella ex legge 104.
2. attivare immediatamente nella Provincia autonoma di Bolzano i TFA (Tirocini Formativi Attivi) per la scuola italiana e prevedere le rispettive spese di bilancio, per consentire a qualsiasi aspirante insegnante di sostegno ad abilitarsi,
3. tutelare gli studenti BES garantendo il diritto allo studio. Link ODG : http://www2.landtag-bz.org/documenti_pdf/IDAP_633959.pdf

“In quell’occasione l’assessore Vettorato ha promesso che avrebbe portato immediatamente delle proposte in Giunta ma che era necessario prima verificare i numeri degli alunni BES. Eh sì, questa del calcolo degli alunni BES sembra essere un’operazione impossibile.

Infatti, per l’anno scolastico 2020/2021 l’assessore ha dichiarato a dicembre 2020 in un bollettino della Provincia, che fossero 1240, a luglio 2021 in due risposte a due differenti interrogazioni che fossero 955 e infine, lo scorso novembre, in una risposta ad una terza interrogazione, che fossero 411. Un bel grattacapo.

Intanto però lunedì prossimo si darà avvio alle celebrazioni per l’anniversario del secondo pacchetto dello Statuto di Autonomia che dovrebbe rappresentare la base per la convivenza egualitaria dei tre gruppi linguistici. Non affrontare la questione della discriminazione della scuola italiana significa continuare a negare l’evidenza“, conclude Nicolini.

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