Politica
Coronavirus, Foti: “Strutture chiuse, famiglie in difficoltà. Necessari fondi o congedi speciali”
L’allerta Coronavirus diffusa anche in Alto Adige, dopo il primo caso scoppiato in Trentino e l’avvio della task force per la prevenzione, mette in difficoltà le famiglie bolzanine che necessitano di un supporto speciale da parte delle istituzioni che hanno optato per la chiusura delle strutture socio-educative, pubbliche e private, della provincia di Bolzano.
A partire da lunedì 24 febbraio e sino a domenica 1 marzo, rimarranno infatti chiusi asili nido e microstrutture aziendali.
Sempre nello stesso periodo, saranno sospese le attività didattiche presso Università, Scuola superiore di sanità “Claudiana” e Conservatorio “Monteverdi” (Allerta Coronavirus: asili nido, Unibz, Claudiana e Conservatorio chiusi fino al 1° marzo).
“La chiusura delle strutture dedicate alla prima infanzia a causa delle misure di sicurezza applicate per l’allerta Corornavirus rischiano di portare grossi disagi alle famiglie e ai genitori che lavorando non possono lasciare il proprio figlio“, afferma Caterina Foti, consigliera bolzanina di Forza Nuova e membro del neo nato partito “L’italia agli italiani“, che concorrerà per le prossime comunali del 3 maggio.
“Parlo in questa occasione nella qualità di segretario regionale del Sindacato Confintesa. Un fondo o un congedo speciale retribuito per i genitori che non hanno un parente o qualcuno che possa occuparsi dei bambini in loro assenza e che dia loro per l’appunto la possibilità di stare a casa con i propri figli.
Continua Foti: “Se pensiamo che i tempi della chiusura potrebbero essere destinati ad allungarsi – anche perché la sospensione dei servizi per una sola settimana sarebbe ridicola e non contribuirebbe a limitare il rischio diffusione dato che il periodo di incubazione del virus è di minimo di due settimane – la necessità di mettere a disposizione dei nuclei familiari gli strumenti per gestire al meglio la situazione si fa ancora più urgente“.
Per Caterina Foti la situazione in provincia di Bolzano non sarebbe gestita al meglio, in quanto molte persone si sarebbero lamentate per la difficoltà a raggiungere il numero di emergenza 1500 istituito per la segnalazione di potenziali casi.
Mancano inoltre direttive sull’opportunità di chiusura di altre strutture come i centri commerciali, i bar degli ospedali e le case di riposo.
“Le chiusure preventive andavano estese a più realtà. Nelle case di riposo ad esempio, non sarebbe arrivata nessuna direttiva o indicazione per la chiusura. E parliamo di strutture nelle quali sono ospitati altri soggetti ad altissimo rischio, che sono gli anziani.
Va bene tenere i bambini a casa, ma la tutela dell’anziano è importante per prevenirne la mortalità da contagio poiché le visite frequenti li rendono ancora più immunodepressi“, conclude Foti.
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