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Falò secessionisti sui monti, Urzì: “Inchiesta della magistratura in corso, ma per Schuler esibizioni non censurabili”

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Nessuna autorizzazione è stata rilasciata dalla Provincia di Bolzano per l’accensione dei fuochi inneggianti la secessione e slogan antitaliani comparsi un po’ ovunque sulle montagne altoatesine nei mesi scorsi, al di là delle ricorrenti belle tradizionali accensioni in occasione delle festività religiose (interpretate come tali) del Sacro cuore. E così la Provincia se ne lava le mani nonostante i rischi corsi dall’ambiente naturale“.

Così il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì che sottolinea: “Sui falò politici ed antitaliani sono in corso però indagini da parte degli organi di Polizia. Ovviamente coperte dal segreto istruttorio. Ma l’assessore provinciale alle foreste Svp Arnold Schuler – chiamato in causa da una mia interrogazione – giustifica in ogni caso l’accensione dei fuochi, non quelli del Sacro cuore ma proprio quelli politici“.

I cosiddetti Mahnfeuer – scrive l’assessore Schuler – costituiscono una tradizione ormai consolidata in Alto Adige, ma anche nel resto dell’arco alpino. Essi perseguono il fine di trarre l’attenzione su diversi temi di attualità e vogliono lanciare degli specifici messaggi. Fanno dunque parte della libertà di espressione del proprio pensiero, espressamente previsto dalla nostra Carta costituzionale”.



Sono rimasto basito – continua Urzì – avevo chiesto spiegazioni sull’accensione incontrollata di falò su colline e montagne dell’Alto Adige: la risposta è stata che nessuna iniziativa è stata assunta e che il delirio secessionista rientra nella libertà di espressione, nessuna parola di critica verso queste inutili provocazioni che avvelenano il clima della pacifica convivenza in un momento in cui tutta la nostra comunità è chiamata a sfide di ben altro spessore a causa della pandemia in corso e delle sue conseguenze non solo sanitarie ma anche sociali ed economiche“.

Rivendicazioni separatiste stantie, che si collocano fuori dal tempo e dalla storia e che perseguono l’unico obiettivo di infiammare pericolosamente la pacifica coesione tra i gruppi linguistici. Provocazioni che non possono essere giustificate per nessuna ragione. Immaginiamoci poi cosa potrebbe succedere se chiunque volesse manifestare un proprio pensiero lo facesse accendendo un falò in montagna. Inaccettabile.

Le tradizioni alpine –  conclude Urzì – riguardano semmai i fuochi accesi, per il solstizio d’estate o in Alto Adige per la ricorrenza del Sacro ma non di certo quelli inneggianti alla secessione dell’Alto Adige dall’Italia“.

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