Alto Adige
Foibe, Stf contro Merano: “Rosso Istria propaganda fascista”. P. Ghizzi: “Negazionismo da politicanti”
“Ingiustificabile e becero negazionismo da un gruppo di politicanti che mostrano di non conoscere la storia e le tragedie di persone cacciate dalle loro case e dalla loro terra. Storia che è riconosciuta dall’intera Nazione italiana tanto giustamente da avere una giornata di commemorazione ufficiale nel 10 febbraio.
Resto senza parole di fronte a questo abbietto modo di far politica e ricercare visibilità che, vista la pochezza dei soggetti, faticano ad avere se non con dichiarazioni di pessimo gusto e nessuna fondatezza”.
Così l’ex consigliere comunale e candidato sindaco per CasaPound alle ultime elezioni comunali, Maurizio Puglisi Ghizzi, alla notizia delle recenti esternazioni pubbliche di Sued-Tiroler Freheit, che sferrano un attacco politico al film sulle Foibe Rosso Istria, pubblicato pochi giorni fa sul sito web del Comune di Merano e riprodotto gratuitamente in occasione del Giorno del Ricordo che si celebra ogni 10 febbraio, definendolo di propaganda fascista (comunicato che lo scorso 12 febbraio è apparso sul sito ufficiale del partito e che risulta commentato da Christoph Mitterhofer).
“O qualcuno ha ingenuamente scelto un film senza sapere di cosa si tratta o il governo della città ha recentemente iniziato a sostenere la propaganda neofascista. Tali azioni fanno semplicemente rimanere senza parole – . STF Merano esige immediatamente una dichiarazione pubblica dei responsabili dell’acquisto e della pubblicità del film. Inoltre il film deve essere rimosso immediatamente dal sito Internet del comune di Merano. I responsabili dovrebbero scusarsi per la pubblicazione sul sito istituzionale“, aveva affermato a nome del partito e della sua sezione meranese.
“Lo speculare con falsità sui morti e sulle vittime di un genocidio storicamente riconosciuto merita l’intervento delle autorità competenti con una accusa di negazionismo“, ha ribadito Puglisi Ghizzi, figlio di esuli istriani, che sulla questione si era già espresso in modo chiaro esattamente un anno fa, allo scoppio della polemica in Municipio sulla questione foibe, tra il consigliere Bonazza e il resto delle sinistre aggregate.
Memorie che Puglisi Ghizzi, tra gli altri, aveva affidato ad un post pubblicato sul suo profilo Facebook e che il nostro giornale aveva raccolto. Ricordi di una famiglia dilaniata, come altre migliaia, dall’’eroismo’ dei partigiani italiani e titini impegnati nelle operazioni di pulizia etnica a Fiume tra il ’43 e il ’45.
“Asserragliate in casa, in via Milano a Fiume. 30 anni aveva mia nonna. Una giovane donna che non dormiva la sera perchè bolliva olio che la notte gettava dal balcone sugli ‘eroici partigiani’ che cercavano di arrampicarsi fino in casa. Operavano ‘rastrellamenti’ e portavano via queste persone a morire nelle Foibe, o per appenderli – vivi – con i ganci da macelleria sulle soglie delle abitazioni”.
“30 anni aveva mia nonna, 2 e 4 mia madre e mia zia e chi pensate che rastrellassero gli eroici partigiani? Anziani, donne, bambini, persone deboli perchè, ovviamente, gli uomini validi che avrebbero potuto difenderle erano al fronte.
(…) Erano al fronte gli eroi loro malgrado, erano nei campi di prigionia le persone con amor patrio e dignità. Purtroppo i vigliacchi, gli imboscati e chi non aveva le palle usciva la notte, assieme ai macellai titini a rastrellare la persone inermi, concittadini, con il favore delle tenebre per trucidarle nel piu animalesco dei modi“.
Sulla questione si è espresso nelle ultime ore anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che in una nota ha fatto sapere di avere intezione di scrivere al presidente Mattarella “elencando nomi e cognomi di chi ha infangato, ancora una volta, il ricordo e il sacrificio di donne e uomini trucidati dai comunisti titini chiedendo che anche per loro si proceda ufficialmente con l’accusa di negazionismo“.
Già lo scorso lunedì anche il consigliere regionale e provinciale e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì ha provveduto a lanciare la controinvettiva. “Un dramma liquidato sbrigativamente come propaganda fascista – ha detto – . Ho presentato in Consiglio regionale e provinciale una richiesta ad esprimere con una chiara presa di posizione la più ferma censura, senza ambiguità, riguardo le espressioni usate da Suedtiroler Freiheit“.
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