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Società

“Italianizzazione del Sudtirolo un crimine”: accuse alla Repubblica su cartello turistico ad Appiano

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Come può essere possibile lasciare visibile su un luogo pubblico, un cartello con delle sciocchezze così evidenti citando la storia in modo distorto e senza alcuna base giuridica accettabile?  Magari, è stato anche installato con soldi pubblici e questo sarebbe ancora più grave“.

Parola di Enrico Lillo di Noi per l’Alto Adige, che commenta con rammarico l’installazione di una cartellonistica di benvenuto all’interno del paese di Appiano, le cui fonti sarebbero dubbie o quantomeno decisamente poco corrette per il contenuto della descrizione.

Si parla infatti di un territorio, quello del Sudtirolo dove “oltre 8mila toponimi sono falsificati, manipolativi e quindi pseudoitaliani“.

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Secondo i solerti e volonterosi descrittori della storia sudtirolese tali termini “sono stati imposti si sudtirolesi durante il periodo fascista al fine di una assimilazione e italianizzazione ordinata, rapida ed efficace della popolazione del cosiddetto Alto Adige“.

Prosegue la descrizione del cartellone: “Noi cittadini sudtirolesi condanniamo questo crimine culturale. I governi democratici della Repubblica Italiana non si sono mai scusati per questo delitto, né l’hanno mai compensato. Sudtirolo, nel XXI secolo“.

Denuncia Lillo: “La descrizione distorta e fuorviante, è stata applicata su un cartellone raffigurante la piantina di una parte della vallata della Strada del Vino a Frangarto, all’entrata dei campi sportivi e scritta in tre lingue.

Certamente nulla di educativo e tantissima strumentale ignoranza, pensata e scritta da chi la storia non l’ha imparata sui libri, ma nelle tetre  stanze dei circoli estremisti, dove tutto si può imparare, tranne la storia, quella vera”.

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