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Kompatscher contro Roma vuole lo scudo della legge provinciale. Urzì: “No al metodo catalano”

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“Se abbiamo il Governo Conte lo dobbiamo all’appoggio ricevuto dalla stessa Svp che ieri con comunicato stampa gli dichiara guerra. Accorgersi ora dell’inadeguatezza di questo governo è tardivo ma soprattutto appare molto opportunista”.

Così il consigliere Alessandro Urzì sulla presa di posizione della Svp contro il governo di Roma sulla necessità di una gestione locale della fase 2, che comprende la ripartenza dell’economia con la riapertura delle attività imprenditoriali e commerciali.

Usare il virus e l’esasperazione popolare causa la quarantena prolungata per fare una campagna di marketing indipendentista no – dice Urzì – . La verità è una sola: il presidente della Provincia Arno Kompatscher avrebbe ai sensi dell’articolo 52 dello Statuto di Autonomia titolo per varare decreti (come ha fatti sinora, per esempio autorizzando le passeggiate prima che altrove) che vadano anche in direzione diversa da quelli del governo (anche sui tempi di riapertura) ma non ne ha il coraggio perché rischierebbe di suo.



Ossia si assumerebbe la responsabilità personale di una scelta importante.

Se ci crede (nella sostanza di un atteggiamento differenziato fra territorio e territorio a seconda della diffusione del virus prima che sul metodo) disponga le novità con propria ordinanza, difendendola. Se le condivideremo e con le adeguate garanzie lo potremo anche sostenere nel merito e nelle volontà di dare respiro alle imprese che stanno soffrendo, e con esse migliaia di famiglie.

Ma l’idea di ricorrere alla legge provinciale portandola all’approvazione del Consiglio provinciale tende a trasformare una legittima rivendicazione in una scelta arbitraria di modificare l’assetto delle competenze dell’autonomia potenzialmente (ma vedremo il testo) mettendo in discussione con metodi catalani la sovranità dello Stato.

E’ il Governo che va messo in discussione (e in noi Kompatscher troverebbe solidi alleati) non lo Stato e le sue garanzie costituzionali.

Ciò rischia di vanificare peraltro la ricontrattazione delle misure finanziarie che potrebbero portare liquidità alla Provincia per fare quello che sinora non è stato fatto: garantire aiuti concreti in tasca a cittadini e imprese e non solo o quasi garanzie sui debiti di famiglie e imprese.

Ma attenzione, come riaprire? Il tema non è chi fare riaprire ma in quali condizioni di sicurezza riaprire. Lo abbiamo detto: dividere per categorie è odioso, lo è da parte di Conte, lo è da parte di Kompatscher. Il giorno tale i parrucchieri, l’altro giorno i negozi, l’altro giorno i bar e ristoranti.

Devono riaprire subito appena possibile tutti quelli che garantiscono il rispetto di parametri. Può esserci un parrucchiere o un  bar già il primo giorno. Perché dovrebbe attendere se rispetta gli stessi parametri di chi sarebbe favorito ad aprire subito?

E chi non può rispettare i parametri sia aiutato a sopravvivere sino a quando sarà possibile ripartire con la attività. Questo secondo lo schema Kompatscher/Conte (avversari solo per un mero gioco politico) non è previsto”.

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