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Rete anti discriminazioni, Schir (Team K): “Ipocrita l’adesione solo parziale della Provincia”

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L’adesione della Provincia alla rete Ready non può essere solo simbolica. Tutti noi desideriamo vivere in una Provincia veramente attenta a tutte e tutti i propri cittadini, una Provincia che prenda sul serio problematiche reali come l’omofobia e che attivi interventi di prevenzione e di contrasto efficaci a livello normativo, legale, sociale e culturale“.

Così la consigliera  e presidente del consiglio comunale di Merano Francesca Schir, in seguito alle dichiarazioni del presidente Kompatscher sulla misura dell’adesione alla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Re.a.dy).

Per Schir, l’adesione solo parziale dell’amministrazione provinciale al progetto di tutela dei cittadini dalla cultura omofoba si potrebbe comparare ad un’operazione di mero marketing istituzionale.



Dice Schir: “La lotta alle discriminazioni inizia con l’educazione, la sensibilizzazione e l’adozione di buone pratiche di successo. La Carta di intenti redatta dalla Rete lavora proprio in questa direzione e per questo è stata adottata da molti enti territoriali italiani, tra cui anche i comuni di Bolzano, Appiano, Bressanone e – lo scorso anno – Merano.

Non siamo nel campo del meramente simbolico, le adesioni hanno concrete conseguenze e avvengono attraverso un voto del Consiglio comunale e una successiva delibera di Giunta. Nel caso meranese il voto è stato peraltro all’unanimità, Lega compresa.

In questo contesto di impegno civile che coinvolge anche le pubbliche amministrazioni, hanno lasciato a dir poco stupiti le recenti dichiarazioni del Presidente della Provincia. Kompatscher ha espresso la volontà della Giunta di aderire alla Rete “non parzialmente o al 90 per cento”, per dare un chiaro segnale su questo importante tema (bene, benissimo), ma poi nessuna apposita delibera seguirà queste dichiarazioni, a differenza delle tante altre amministrazioni che hanno sottoscritto la Carta d’intenti.

L’Svp vuole farci credere di impegnarsi a combattere le discriminazioni simbolicamente ma senza produrre delibere, quindi senza prevedere alcun impegno di spesa e, di conseguenza, nessuna iniziativa? Insomma, “aderiamo solo simbolicamente, ma abbiamo tanti amici gay”?

Sembra proprio un “Rainbow washing” in grande stile, ovvero una banale operazione per fingere di essere moderni e all’avanguardia, senza però fare nulla per combattere la cultura omofoba, purtroppo diffusa ancora oggi nella nostra società. In definitiva, la Provincia di Bolzano non aderirà “veramente” alla Rete, come inizialmente era stato dichiarato“.

Questo dietrofront non fa certo onore ad una Provincia che si dice aperta al futuro e rispettosa di tutte e tutti e neanche alla Lega, che a livello provinciale ha stoppato l’iniziativa – conclude Schir – . Sappiamo che la violenza razzista e omofoba, declinata in varie forme, cresce in modo esponenziale, come confermato dal Report nazionale sul monitoraggio dei delitti di odio (2016), nel quale sono elencate le aggressioni più gravi avvenute negli ultimi anni.

Crediamo che sia quindi necessario creare reti di solidarietà per tutte le minoranze –  in Alto Adige un tema particolarmente sentito, peraltro – e occorre promuovere iniziative per costruire una Provincia con un respiro davvero europeo su questo tema“.

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