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Alto Adige

Stop ai mercatini: Bolzano e Trento non sono più le città del Natale. In Alto Adige perdite per 46 milioni

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La priorità sono le scuole e le attività lavorative. Lo ha sottolineato il presidente della Provincia Arno Kompatscher subito dopo avere confermato la decisione di annullare definitivamente l’evento più importante dell’anno in Alto Adige. Quel mercatino di Natale che ha reso celebre e caratteristico il capoluogo in tutta Italia quest’anno non si allestirà a causa dell’emergenza Covid. Il governatore ha inoltre sconsigliato i festeggiamenti di Halloween previsti come da tradizione per la fine di ottobre.

L’arrivo previsto di una seconda ondata di contagi fa tremare il sistema sanitario locale e i vertici istituzionali che hanno deciso per la linea della prevenzione soprattutto per tutelare studenti e insegnanti ma anche le attività lavorative e imprenditoriali che potrebbero non sopravvivere ad un secondo lockdown applicato nuovamente con regole restrittive.

Ma per la salvezza dell’economia e dell’istruzione, le perdite saranno comunque ingenti: si stima infatti che a causa dell’annullamento solo a Bolzano andranno in fumo circa 46 milioni di euro di introiti derivanti dal flusso turistico invernale e dai conseguenti consumi. 

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Stessa situazione anche a Trento, dove il sindaco Franco Ianeselli e la sua giunta comunale si sono attenuti al nuovo decreto e hanno sospeso i mercatini di Natale.

Ianeselli e gli assessori nel capoluogo trentino, così come il sindaco Caramaschi a Bolzano, pur consapevoli del forte danno economico per le aziende della città e della provincia (circa 60 milioni ai dati del 2015 solo in Trentino) hanno deciso che in questo momento i mercatini di Natale non sono opportuni.

Sospesa anche la Fiera Fa’ la cosa giusta prevista per il prossimo fine settimana così come le bancarelle di Santa Lucia a Trento, mentre a Bolzano resterà la tradizione del Törggelen a patto che siano “rispettate le norme su distanziamento e concentrazione di persone”.

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Agli esercenti altoatesini, inoltre, verrà chiesto di apporre all’ingresso una tabella con il numero massimo di persone consentite nel locale in base alle norme in vigore, come previsto già per tutti gli esercizi pubblici.

Sta ora alle aziende di soggiorno e turismo trovare il modo di mantenere vive le città.

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