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Politica

“I bar possono restare aperti”: l’ultima castronata cosmica di Kompatscher all’era del Coronavirus?

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Commercianti altoatesini e cittadini, aprite bene le orecchie o meglio, leggete la nuova ordinanza emanata dalla Provincia, la n. 10 d del 16.03.2020 sulle norme per la prevenzione da contagio Covid-19.

Secondo il documento in questione infatti, molte attività più avanti potranno rimanere aperte con le limitazioni imposte dalla legge.

Il testo sembra contraddittorio rispetto a quanto previsto dall’ultimo decreto Conte e scritto in questo modo rischia di non fare chiarezza su quanto si dovrà seguire in futuro.

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Si legge alla lettera B della suddetta ordinanza provinciale datata 16 marzo (misure urgenti per il contenimento del diffondersi del virus – con effetto fino al 3 aprile 2020) ai commi  n) ed o):

n. “Sono consentite le attività di ristorazione e dei bar dalle ore 6 alle ore 18, con obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione

o. “Sono consentite le attività commerciali diverse da quelle di cui alla lettera precedente a condizione che il gestore garantisca un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico…

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La confusione nel testo da parte provinciale rischia ora di mettere in totale confusione gli esercenti, quando non di condurli in errore, mettendo in pericolo l’assetto gestionale della prevenzione in un momento estremamente delicato per la società tutta.

La misura in oggetto si profila infatti come identica a quella del primo decreto governativo che prevedeva la chiusura di tutte le attività delle cosiddette “zone rosse” con limitazioni degli orari di apertura dalle 6 alle 18.

Ci riferiamo qui al Dpcm 8 marzo 2020, art 1 comma n secondo cui “sono consentite le attivita’ di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilita’ del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1 lettera d), con sanzione della sospensione dell’attivita’ in caso di violazione“.

Successivamente il decreto Conte Dpcm 11 marzo 2020 all’art 1 comma 2, ha disposto la sospensione di tutte le attività “dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attivita’ di confezionamento che di trasporto. Restano, altresi’, aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande posti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo la rete stradale, autostradale e all’interno delle stazioni ferroviarie, aeroportuali, lacustri e negli ospedali garantendo la distanza di sicurezza interpersonale di un metro“.

Una sospensione alla quale anche la Provincia di Bolzano si è dovuta adeguare. La parte in riferimento al comma n art 1 del Dpcm 8 marzo 2020, il vecchio decreto, è stata inserita nella nuova ordinanza provinciale pubblicata ieri (16 marzo 2020).

Risulta evidente all’interno dello stesso documento dei commi sopra menzionati con con il comma 2 della lettera A (misure urgenti per il contenimento del diffondersi del virus con effetto dal 12 marzo 2020 fino al 25 marzo 2020):

Si legge altresì nell’ordinanza a pagina 3:

Ma così, senza ulteriori precisazioni con comunicati ufficiali dalla Provincia, si rischia davvero di confondere coloro che gestiscono un’attività commerciale. Un decreto in situazioni di emergenza si scrive per il popolo e quindi deve risultare chiaro per tutti e con un linguaggio diretto.

Bastava dunque dire: gli esercizi commerciali rimarranno chiusi fino al 25 marzo e poi aperti con limitazioni fino al 3 aprile.

Non si tratterebbe in questo caso della prima gaffe di Kompatscher&CO per ciò che riguarda l’inserimento di messaggi poco comprensibili all’interno delle ordinanze provinciali in epoca di emergenza da Coronavirus: vedasi la polemica sull’Ordinanza Presidenziale Contingibile ed Urgente 8/2020 (“Sanità altoatesina a rischio. La Provincia ai turisti e ospiti: “Rientrate alla vostra residenza”) e la correzione alla stessa anche per ciò che riguarda le direttive sulla cantieristica tramite ordinanza 9/2020.

Nell’ultima, la 10/2020 del 16 marzo, l’apoteosi della confusione: si fa rientrare la polemica sull’ordine per i non residenti di abbandonare il territorio provinciale (l’ordine è diventato infatti una semplice “raccomandazione” e in ogni caso non riguarderà le persone che in Alto Adige lavorano e hanno un domicilio).  Si inserire tuttaviail sopra citato comma sul permesso di apertura degli esercizi a orari ristretti riprendendo il vecchio decreto Conte specificando in maniera ‘burocratica’ ciò che invece dovrebbe essere compreso dalla maggioranza della popolazione.

Qui il testo dell’ordinanza 10/2020 16 marzo 527091_Dringlichkeitsmassnahme_Ordinanza_Nr10_16.03.2020

 

 

 

 

 

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