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Politica

Dipendenti nelle case di riposo: servono finalmente soluzioni sostanziali, invece di pura politica simbolica

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Per quanto tempo noi altoatesini vogliamo assistere a questo triste spettacolo?  Da anni i sindacati chiedono migliori condizioni per i lavoratori delle nostre case di riposo.

Non si tratta solo di una retribuzione adeguata, ma anche e soprattutto di migliori condizioni di lavoro. Orari di lavoro pianificabili, più tempo per la cura individuale dei residenti, formazione e aggiornamento di qualità e meno burocrazia sono purtroppo rimaste parole vuote.

Invece di risolvere insieme questi problemi attraverso i negoziati, il nuovo accordo di comparto è stato presentato unilateralmente dai datori di lavoro. 50 milioni di euro sono destinati agli aumenti salariali, di cui 25 milioni solo per l’anno in corso. Poiché i sindacati più rappresentativi si sono rifiutati di firmare, questo denaro “resterà bloccato in Provincia“.

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Nessun dubbio, si tratta di un ingente importo messo a disposizione. Tuttavia, viene accuratamente nascosto il fatto che questi adeguamenti salariali non avrebbero praticamente alcun impatto sui singoli dipendenti e che la loro retribuzione continuerebbe a essere sproporzionata rispetto al lavoro svolto anche con il nuovo contratto.

Inoltre, dal punto di vista giuslavoristico questa proposta di accordo presenta notevoli preoccupazioni, sia per quanto riguarda l’orario di lavoro sia per la regolamentazione del tutto incompleta di nuovi profili professionali, come quelli degli operatori socio-assistenziali e socio-sanitari in formazione.

In questo contesto, è più che comprensibile che i sindacati rifiutino di accettare questo testo dell’accordo. I problemi possono essere risolti solo insieme, in colloqui e negoziati, non con prescrizioni unilaterali. Il settore così importante delle case di riposo deve essere finalmente riformato in modo sostanziale, con personale sufficiente e salari equi. La domanda è quanto tempo ci vorrà prima che venga riconosciuta l’urgenza di questo problema e che le soluzioni prendano finalmente il posto della politica simbolica.

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