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Riaperture, la delusione degli ambulanti non alimentari: “Noi discriminati, siamo al limite”

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Le riaperture degli esercizi commerciali in Alto Adige, previste dalla ultima ordinanza Kompatscher, sollevano diverse polemiche per la discriminazione operata dall’obbligo di mantenere chiuse le bancarelle non alimentari dei mercati. I negozi dunque riaprono, gli stand alimentari del mercato anche, tutti gli altri no. E la protesta arriva in questi giorni proprio dagli ambulanti che ora pensano di organizzare una manifestazione.

Non capisco come mai possono aprire tutti: centri commerciali, negozi di vari generi, estetisti, parrucchieri, ambulanti alimentari, i commercianti in piazza erbe e molti altri. Ma non noi – afferma Daniele Magris, commerciante ambulante di intimo e abbigliamento che opera esclusivamente a Bolzano – . Io e altri miei colleghi facciamo mercati rionali che sono relativamente piccoli e tra l’altro siamo tutti organizzati piu che bene per la sicurezza, prestiamo attenzione a tutte le norme. Perciò non capisco come mai dobbiamo restare a casa.

Tra l’altro siamo all’aperto e abbiamo spazi ampi per i distanziamenti. Nei centri commerciali o in piazza Erbe il rischio di assembramento è molto più alto. Siamo in tanti in questa situazione di difficoltà e penso che almeno la metà di noi rischi di non aprire più“.



Nel frattempo, l’appello per la riapertura dei mercati ambulanti extra alimentari è stato lanciato anche dal consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì, che sottolinea: “Si tratta di un’inaccettabile disparità. La Provincia solleciti Roma a riaprire i banchi. I rigidi protocolli elaborati in questi mesi e a cui anche il commercio ambulante si è prontamente adeguato non sono differenti da quelli applicati nelle strutture commerciali fisse.

L’obbligo di coprire le vie respiratorie, la necessità di mantenere una distanza minima tra i clienti e la disinfezione delle mani per ridurre il contatto con il virus sono buone pratiche applicate anche tra i banchi del mercato.

Per gli ambulanti, già duramente colpiti dalla crisi economica determinata dal lockdown della scorsa primavera, l’impossibilità di ritornare al lavoro al pari del commercio fisso porterà inevitabilmente alla chiusura definitiva di molte attività“.

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