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Medici che parlano solo il tedesco, Crisafulli: “Ancora forti dubbi sulla tenuta costituzionale dell’emendamento”

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Solleva polemiche l’emendamento presentato dai senatori della Svp in merito alla possibilità di iscrizione all’Ordine del Medici altoatesino per chi proviene dall’area germanofona. La legge provinciale emanata mesi fa era stata oggetto di impugnazione da parte del governo, che però ora fa un passo indietro in nome della tenuta di stabilità, quella stessa stabilità che dipende anche e soprattutto dal sostegno dei preziosi voti della Volkspartei.

Ad un approfondimento analitico del testo ha lavorato anche l’avvocato bolzanino e membro della commissione dei 6 e dei 12, Luca Crisafulli, che esprime forti dubbi in merito alla reale possibilità di tenuta costituzionale dello stesso emendamento. Fa sapere in una nota Crisafulli:

Non occorre che ribadisca che il bilinguismo e più in generale la tutela delle minoranze linguistiche e delle prerogative derivanti dal nostro Statuto d’Autonomia sia un bene prezioso, da preservare e sviluppare.



La soluzione ai problemi di carenza del personale sanitario nei nostri ospedali, tuttavia, non passa da una norma come quella inserita nell’emendamento 19.0.76 a firma dei senatori Unterberger, Steger, Durnwalder e Laniece.

In primo luogo perché con essa non viene introdotta quella deroga alla certificazione linguistica per l’accesso alla sanità pubblica che costituisce oggi il maggior freno al reclutamento di personale sanitario nella nostra provincia.

In secondo luogo, l’emendamento tenta di far entrare nel nostro ordinamento una disposizione incompatibile con le disposizioni comunitarie, quindi presta il fianco ad una possibile impugnazione innanzi alla Corte Costituzionale.

Dal quadro normativo comunitario si desume chiaramente che, per poter esercitare in Italia una professione sanitaria, è necessario essere in possesso della conoscenza della lingua italiana.

Nell’ottica di garantire la tutela della salute pubblica, la parificazione linguistica sancita dall’art. 99 dello Statuto, deve essere intesa nel senso che la conoscenza della lingua tedesca può eventualmente affiancarsi alla conoscenza della lingua italiana, da cui, comunque, non si può prescindere.

Ciò è quanto, peraltro, sostenuto qualche mese fa dal Consiglio dei Ministri nell’impugnativa della Legge provinciale 17.10.19, n. 10 (Legge europea provinciale 2019)”.

E ancora: “L’emendamento non convince anche per la sua formulazione: non si può derogare al requisito linguistico per l’accesso alla professione medica e non intervenire su tutte le norme che presiedono il funzionamento dell’Ordine dei Medici e dei suoi organi.

Infine, con l’introduzione dell’obbligo di bilinguismo anche nei servizi sanitari di interesse generale, verrà fortemente limitata l’attività di tutte quelle cliniche private convenzionate con il SSP, le quali, con l’approvazione definitiva dell’emendamento, dovranno organizzare la loro attività in modo da garantire l’uso delle due lingue.

Quindi i medici italiani, che non sono bilingui, che da anni lavorano nelle cliniche private, dovranno lasciare il loro lavoro. In un periodo di forte carenza di medici, l’effetto determinato dall’emendamento si porrebbe in antitesi con lo scopo perseguito dal legislatore. Ecco perché questo emendamento non convince affatto”.

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