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Bressanone

Bressanone: viva l’acqua e la guerra alla plastica, con qualche dubbio

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È partita in questi giorni a Bressanone una campagna contro le bottiglie di plastica. L’Azienda servizi municipalizzati, si è fatta carico di pubblicizzare l’acqua pubblica, a scapito di quella che si trova nei supermercati. 

Hai idea – dice l’ammiccante comunicato diffuso sui social – di quante bottiglie di plastica finiscono ogni giorno al centro di riciclaggio? Quattromilatrecento. 4 mila 300. L’equivalente del peso di quattro automobili al mese!”.

E prosegue: “Quello di cui puoi far sicuramente a meno è l’acqua in bottiglia di plastica. La nostra acqua del rubinetto è eccellente e lungo le vie troverai tantissime fontane con acqua potabile”. 

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Il messaggio è chiaro e semplice. La nostra acqua è buona. Certo lo sa benissimo la famiglia Fellin, che da oltre mezzo secolo produce e gestisce l’acqua che scende dalla montagna di casa, la Plose, e che viene commercializzata in tutta Italia ed anche all’estero.

Beh, qui, nella sede a poche decine di metri da quella dell’ASM non si sa come l’abbiano presa questa campagna a favore dell’acqua pubblica, gratuita, per tutti, mentre la ditta la vende (ed è la stessa) proprio, ma non solo, in bottiglie. Di plastica. Tutto colpa dell’arte? Forse. 

In effetti la campagna “no-plastic”, si muove parallela alla manifestazione artistica del “Bressanone Water Light Festival” che dal 29 aprile al 22 maggio trasforma il centro della terza città più grande dell’Alto Adige in una galleria d’arte a cielo aperto con 34 artisti locali e internazionali a presentare installazioni speciali giocando con i due preziosi elementi di luce e acqua.

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Acqua è vita – Luce è arte” costituisce il tema centrale di questo Festival con installazioni luminose, spettacoli presso le fonti d’acqua, interventi di scultura, azioni di videomapping e proiezioni, collegate fra loro da uno spettacolare filo blu. Blu acqua. Bello, interessante, intrigante, con temi che dovrebbero far riflettere.

Bella anche l’iniziativa dell’ASM. Ma quantomeno fuori tempo. L’industria ha usato tutte le armi possibili per farci passare dal vetro alla plastica. Rare, rarissime infatti le marche che propongono l’acqua in bottiglie di vetro. E proprio adesso poi, coi costi del gas che hanno raggiunto livelli stratosferici, i produttori di vetro han dovuto ridurre, se non chiudere l’attività.

Una bottiglia in plastica, piena d’acqua gasata, costa circa 25/30 centesimi. Solo il vetro di un’altra confezione costa oggi 1 euro e 20.  Tanto che i produttori, quelli del vino ad esempio, soprattutto i piccoli produttori, faticano a trovare bottiglie per imbottigliare il loro prodotto.

E allora, al di là della proposta delle fontanelle pubbliche, va impresso un cambio di mentalità alla nostra generazione. Per decenni ci hanno insegnato che l’acqua di rubinetto non era buona e ci hanno riempito la testa di tutte le problematiche insite nelle falde, nelle tubature, subito dopo le sorgenti.

Negli ospedali vige l’obbligo settimanale di far correre l’acqua dai rubinetti per almeno un’ora per arginare il rischio del contagio da “legionella”. Abbiamo abituato i nostri figli al fatto “che-se-non-frizza-non-è-buona” e ora, proprio quando il vetro costa come il caviale e la plastica inizia a farci orrore si invita la gente a bere dalla fontanella? Certo, con la crisi urge un ritorno alle buone, vecchie abitudini, al riciclo, al riuso.

Lo dicono i siti di roba usata che sembravano finiti col mercatino di Porta Portese a Roma e che ora impazzano sul web. Ce lo dicono “Elio e le storie tese” nel loro spot televisivo per il riciclo del vetro. Ce lo insegnano le nonne di noi più anziani, che con le calze di nylon strappate, con un uncinetto grande, facevano le reti per far la spesa.

Altro che shopping-bag in plastica! È che oggi nessuno più sa fare l’uncinetto. E se va come dicono gli scienziati anche le fontanelle pubbliche, comprese quelle di Bressanone, smetteranno con la loro generosa offerta di chiare, fresche, dolci acque di petrarchiana memoria. Per far sparire le bottiglie in plastica infine, bisogna che il vetro torni in auge. Come? Dio-solo-lo-sa. 

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